“Chi parte sa da cosa fugge, ma non sa cosa cerca.”
Recitava così Lello Arena nel 1981 in “Ricomincio da Tre” all’amico Massimo Troisi persuaso a lasciare Napoli alla volta di Firenze in cerca di fortune.
Oggi non siamo nel 1981 bensì nel 2018 eppure oggi più di allora il numero di giovani disposti a lasciare i confini di casa è in costante aumento. Questi ragazzi forse non sanno con precisione cosa cercano ma sono sicuri di quello che si lasciano alle spalle: un futuro, ai loro occhi, non all’altezza delle loro speranze.
Stando alle rilevazioni ISTAT per l’anno 2016, sono circa 44 000 i giovani italiani (su 115 000 italiani complessivi) trasferitisi in giro per l’Europa. Numeri che secondo Idos andrebbero quanto meno raddoppiati facendo toccare quota 100 000 persone in età compresa tra i 18 e i 35 anni. Per dare un’idea della portata del fenomeno, sono numeri che in Italia non si vedevano dal dopoguerra. Anziché marcire in Italia in attesa di quel miraggio chiamato stabilità si preferisce sempre più partire alla volta di paesi come Inghilterra e Germania, che accolgono circa i due terzi di tutti i nostri migranti. Il motivo è che all’estero trovano occupazioni più adatte al titolo di studio e al percorso formativo. A differenza di quanto succede in Italia: sempre i dati Idos mostrano che due italiani su dieci hanno in Italia un impiego di livello inferiore rispetto a quanto il loro titolo di studio farebbe sperare.
Un altro dato che dovrebbe far riflettere è che il numero delle persone che parte dall’Italia supera quello degli stranieri che arrivano sulle nostre coste. Forse, più che preoccuparsi di questi stranieri e ostinarsi a perpetuare una sterile “caccia alle streghe” utile solo a distogliere lo sguardo da i problemi ben più seri che affliggono il nostro paese, sarebbe molto più costruttivo intavolare un discorso serio e programmatico atto alla valorizzazione del capitale umano e intellettivo formatosi in Italia che ogni anno viene regalato al resto d’Europa.
Ogni singolo ragazzo “costretto” ad abbandonare questo paese, in fin dei conti, è una sconfitta per lo Stato.
De Luca Michele – Volontario in Servizio Civile